top of page

POLVERE DI BACI

Aggiornamento: 22 apr 2020

L'uomo con le sopracciglia aggrottate cammina veloce, la testa leggermente infossata tra le spalle, lo sguardo basso. Ha una linea dura sulle labbra sottili, gli irrigidisce i lineamenti. Il volto è quello di un bell'uomo sui quarant'anni, zigomi alti, carnagione olivastra, non passa certo inosservato. Se ne sta andando, questo è evidente. Si lascia alle spalle qualcosa.

O forse qualcuno.

Tiene in una mano una borsa da palestra. Sembra pesante. Con l'altra mano si scosta i capelli dalla fronte, ha come un attimo di esitazione. Un flusso turbinoso di pensieri gli agita la mente, sembra di vederlo. È un uomo tormentato. L'emozione che lo domina emerge dalle guance tese, dagli occhi quasi a fessura, da qualche goccia di sudore che non è legata al clima. Rimorso, forse? Più forte: un grande senso di colpa.

La cittadina si sta risvegliando, riprendono le attività, la gente inizia ad animare le strade polverose, indaffarata nelle sue solite occupazioni. Tutto questo dà un senso di sicurezza, se ci pensi mentre sei rilassatamente di passaggio. L'uomo, immerso nel suo turbamento, invece non se ne accorge neppure. Ha fretta di trovarsi il più possibile lontano da lì. Accelera ancora di più il passo, l'espressione è immutata. Via via via... ma non potrai sfuggire a te stesso. Il cacciatore da cui ti allontani ce l'hai dentro, non puoi mettere distanza tra te e la tua coscienza. Eppure vai, ti tormenti, ma non ti volti. Non guardi in faccia chi incrocia il tuo cammino, ma non puoi nasconderti al sole che sta salendo alto nel cielo e secca l'erba tagliata nei prati.

Seduta da sola nel suo giardino, Lola guarda l'acqua che zampilla dalla fontana tra le lacrime. Le rose effondono il loro profumo tutto intorno, è una splendida giornata di fine primavera. Ma a che vale tutto questo se hai perduto il tuo amore?


14 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

RIOT (DISOBBEDIENZA CIVILE)

Riot. Questa parola mi attraversa la mente, mentre su un vagone affollato della metropolitana mi dirigo verso l’ufficio. È una scritta che ricorre sui muri, la firma di un writer, probabilmente. La le

FANTASMI

Il futuro dipende dai vari passati possibili, cioè, in definitiva, dalle scelte di oggi. A volte, il confine tra la realtà e “quello che poteva essere se” è così sottile che ti pare di vedere le cose

IL PASSO DEL TEMPO

Sono quel raggio di sole che proietta l’ombra della finestra sul muro, sono il riflesso che si sposta, segnando il passo del tempo. Sono il granello di sabbia che precipita nella clessidra con fiducia

bottom of page